La legge fondamentale della Repubblica

Il primo post della sezione Diritto&Politica voglio dedicarlo ad alcune brevissime considerazioni sulla Costituzione italiana, il testo più importante del nostro ordinamento giuridico, replicando un pò la sensazione di solennità e formalità che si prova quando si inizia il corso di Giurisprudenza con la lezione di Diritto Costituzionale.
Scrivo queste righe perchè la Costituzione è una legge che trasmette un’emozione, inaspettata (solitamente le leggi non emozionano, al limite lasciano perplesso). Fin dalla prima lettura, mi ha affascinato, trasmettendomi quella sensazione di appartenenza alla comunità del Popolo italiano che non capita spesso di provare.
Pur tenendo ben presente il contesto storico in cui è nata, essendo avvezzo agli atteggiamenti di scarsa coesione, competenza e concretezza delle forze politiche della seconda Repubblica, mi sono stupito di come abbiano fatto i membri dell’Assemblea, politicamente così divisi, a redarre una legge così duratura e condivisa. Basti pensare che l’Assemblea costituente, formata da 556 membri di Democrazia cristiana, Partito socialista e Partito comunista (più altri piccoli gruppi di matrice liberale, che avevano una esigua rappresentanza) ha approvato il testo, nella deliberazione finale, con quasi il 90% dei consensi.

La seconda cosa che mi ha stupito è la qualità complessiva del documento: il cittadino che legge la nostra Costituzione la scopre elegante, scorrevole e di facile comprensione (in occasione del suo coordinamento finale, il testo è stato revisionato da un gruppo di letterati). In un ordinamento in cui si stima siano state emanate più di 200.000 leggi da un legislatore colpevole di interventi lacunosi che lasciano spazio a dubbi interpretativi e incomprensioni, la Costituzione è lì, chiara, attuale e completa. È una legge antica che ha una notevole capacità di adattarsi ai tempi e fa scuola al legislatore di oggi. L’attuale classe politica ne sarebbe mai stata capace?

Costituzione